FALLIMENTI PRIVATI, SPAZI PUBBLICI
La petizione per salvare il Park Hotel Obelisco di Opicina
“Che cos'è il Park Hotel Obelisco?” mi sento chiedere dai miei coetanei quando parliamo loro della petizione lanciata da
Spiz. “E che cos'è
Spiz?” dirà qualcuno di voi.
Nota ai più come “quei dele
clanfe”, poiché organizzatrice delle
olimpiadi dedicate all'inconfondibile tuffo locale,
Spiz è un’associazione di promozione sociale di piccole dimensioni (conta circa una decina di soci) che pensa però in grande per la propria città, Trieste, tanto da averla inserita nel circuito di iniziative della “Settimana della mobilità sostenibile” con la
“Rampigada Santa”. Appuntamento annuale di sapore tutto nostrano, l’autunnale
“rampigada” è una manifestazione sportiva che sposa cause sociali ed ambientali e si snoda lungo Scala Santa (il toponimo non allude ad una scala bensì è l’italianizzazione del termine sloveno skala, “roccia”), un tempo il solo collegamento tra Trieste ed Opicina. Collateralmente alla manifestazione è stato istituito un Comitato per l’abbellimento della zona e da esso è partita una petizione pubblica rivolta alle istituzioni per restituire lo spazio dell’ex Hotel Obelisco alla collettività.
Incuriositi dall'argomento, abbiamo deciso di incontrare
Mauro Vascotto, presidente di
Spiz, e di rivolgergli alcune domande:
Che cos'è il Park Hotel Obelisco?
Il Park Hotel Obelisco è una struttura sita in via Nazionale, altezza Obelisco, sorta agli inizi del Novecento come stazione per il cambio dei cavalli del servizio postale, e poi trasformata in albergo di lusso in cui d’estate villeggiavano persino alcuni triestini in fuga dalla calura cittadina. Oltre ad un’area verde, il complesso dispone di impianti sportivi (tre campi da tennis ed una piscina) per un totale di oltre 60.000 metri quadrati.
Chi è il proprietario di questo luogo?
Fino al 2010 l’intero complesso apparteneva alla Gladstone spa, società immobiliare milanese fallita per debiti, ma sono ormai decenni che l’area è in completo stato di abbandono, la proprietà passa di mano in mano, nessuno partecipa alle aste giudiziarie ed il Park Hotel Obelisco resta in gestione dei curatori fallimentari. L’ultima asta, fissata a 3 milioni e 900.000 euro, è andata deserta e probabilmente nella prossima si scenderà a 3 milioni e mezzo.
Pochi possono permettersi una cifra del genere, noi non ci arroghiamo le capacità economiche di acquisire il bene (altrimenti lo avremmo già fatto) e non vogliamo mettere i bastoni tra le ruote a chi può farlo (si sono proposti Hilton prima, SISSA ora), ma personalmente mi dispiacerebbe se questo spazio rimanesse ancora privato.
Come mai proprio voi avete lanciato questa petizione?
Conosciamo bene quella zona perché con la
“Rampigada Santa” arriviamo proprio lì. Vorremmo farne parte integrante, magari con eventi concomitanti come conferenze o manifestazioni, potrebbe diventare una sorta di “villaggio”. Non ci piace che questo luogo sia abbandonato, non vorremmo che finisse come il tram di Opicina e tramite questa petizione - che forse è più una provocazione - vorremmo dire alle istituzioni che abbiamo bisogno di un loro impegno per veicolare il messaggio di mobilità sostenibile, perché non basta chiudere il centro, ci vogliono delle alternative.
Per acquistare quest’area il bando del tribunale c’è, i riferimenti del piano regolatore (che la definiscono come zona turistico-ricettiva) anche. La città è troppo piccola, soffocata e addormentata per far marcire cose del genere. Ci rendiamo conto che è una lotta contro i mulini a vento e per ora abbiamo raccolto un centinaio di firme, ma speriamo di raggiungerne almeno un migliaio. Dopotutto, la stessa
“Rampigada Santa” dimostra che anche ciò che sembra impossibile si può fare, per esempio salire in bici per 4 chilometri con la sola ruota posteriore!
Che cosa proponete di farne?
L’area si presta per tante cose, potrebbe diventare un centro turistico-culturale per l’Altipiano, un parco pubblico, un luogo per concerti, un centro sportivo, una scuola o un ricreatorio (a Trieste non ce n’è uno con la piscina!), un campus, un orto botanico, un incubatore di progetti ecosostenibili, oppure – perché no? – un Museo del Tram!
La cosa più bella sarebbe farne un luogo dove si insegna qualcosa e si possono praticare attività legate alla mobilità sostenibile e all'ecologia.
Purché destinata alla collettività, si potrebbe farne qualsiasi cosa, l’unico limite è il budget a disposizione!
L’importante è recuperare il bene, ora abbandonato e lasciato ai ratti e al degrado, in una città in sofferenza per gli spazi.
Ne trarrebbe enorme vantaggio.
Eleonora Molea, Laura Paris
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