Da di Trieste di domenica 30 luglio 2017
Divertenti, pazze, creative
clanfe olimpiche da film
Temi esilaranti, travestimenti improbabili, giuria corrotta fin dall’inizio con cibo e libagioni. Stefano Di Luciano e Giulia Zerjal incoronati Re e Regina del 2017
di Francesco Cardella
Ladri di piroette, goliardi per caso, ma tutti convinti interpreti di un Carnevale giocato tra salsedine e abbondanti dosi di spritz. Alla fine Re delle Clanfe è stato incoronato Stefano Di Luciano, Regina (tra l’altro con il punteggio più alto in assoluto, 57.20, Giulia Zerjal. Per categorie i vincitori sono Alessandro Labinaz (Pici&Pice), Tiziano Montenesi (Muleti&Mulete), Lorenzo Zamparo (Muli&Mule), Mario Tutone (Muloni&Mulone), Fabio Pizzinato (Mati&Babe), Alessandro Ramani (Vece Bobe&Vece Marantighe), Lorenzo Barbaria (Ufo). Premio speciale “morbin” alla clapa WLF per la clanfa “Fotonico!!!”, premio speciale Spiz alla Pedocin per “Osmiza sul Mar”.
Il copione delle Olimpiadi delle Clanfe è questo, un circo estivo all’aperto che prevede attori, il suo linguaggio e la sua lingua (il triestino) persino un suo inno, piccole regole e legittimi peccati, l’importante è che tutto sia onorato sull’altare del “morbin”, lo scudo della triestinità a buon mercato. Temi venuti a galla anche ieri pomeriggio all’Ausonia, teatro canonico della manifestazione a cura della Associazione di Promozione Sociale Spiz, di scena per l’edizione numero dieci, un traguardo quasi storico quindi, di certo insperato ma nel complesso nobilitato da tutte le componenti attese, come il sole, il pubblico, il tasso di oltre 200 partecipanti e qualche discreta trovata. Si recita come sempre sul trampolino da 3 metri, il palco preposto ad accogliere le invenzioni che non leggono la “skizzada” nel segno di una esegesi hard dialettale, quanto nel profilo dinamico provocato dal tuffo volutamente scomposto, una vera arte da queste parti, partorita probabilmente a Barcola e negli anni sviluppata negli stilemi e varianti proprio all'Ausonia.
Insomma, un tema futile tradotto molto seriamente. Una missione cara anche alla giuria, ieri particolarmente assortita ed entrata ben presto nella parte, vedi il placido “doping” adottato da una delle anime della manifestazione, Diego Manna, già attorno alle 12 intento a dar fondo alle riserve dell’Ausonia dello spritz bianco, la bevanda (quasi) ufficiale delle Olimpiadi delle Clanfe, possibile viatico di una simpatica congestione, ma complice perfetto per rendere più “lucide” le votazioni.
A proposito di voti e giurati. La formula della “legittima corruzione” (l’opzione che consente ai tuffatori di traviare apertamente la commissione giudicatrice) ha lasciato anche ieri il segno, trovando soprattutto in Daniele Cavaliero e Andrea Pecile le risposte maggiori, vedi le bottiglie di vino e di birra, i dolciumi, i tramezzini, i biscotti e le melanzane fritte “spazzolate” allegramente dai due atleti in libera uscita. Giornata quindi intensa quella di ieri, sugli spalti e in mare. Le operazioni sono cominciate attorno alle 13, con la giostra delle esibizioni, vetrina per gli splendidi cani da salvataggio e poi per le sezioni della Triestina Nuoto, di scena con il Nuoto Sincronizzato, i tuffi e con le Orchette della Pallanuoto femminile, tra cui molte delle campionesse italiane laureatesi lo scorso anno nella categoria Under 15.
Già, i campioni. Per la decima delle Clanfe gli ideatori avevano pensato anche alla tuffatrice Azzurra Tanja Cagnotto (non è dato sapere se per la giuria o da estemporanea atleta), ma il reclutamento è sfumato. Poco male. I protagonisti non sono mancati, dal colore del Gruppo Conghialotti, interpreti di una azzeccata lettura del Cavallo di Troia, sino al fantastico Mauro Pisano, uno capace di leggere il tema morbin con accenti irripetibili e di prendere in giro tutti e tutto, specialmente la sua disabilità, dileggiandola ieri con un improbabile vestito da Etoile. Il vincitore virtuale resta lui.
Non è stata dunque una edizione di transito, anzi. I due lustri della Olimpiade più strampalata del pianeta passerà a modo suo alla storia, non tanto per il libercolo celebrativo (“Un tuffo lungo dieci anni”, Ed. Bora-La) e per il ciondolo in argento targato Laboratorio Ghirigoro, quanto per il film di animazione del quale alcune scene sono state girate ieri nel set dell’Ausonia e destinato nel 2018 ad approdare sul piccolo schermo. Dove? In lizza per trasmetterlo ci sono la Rai e i canali Sky. Almeno in queste cose, tra le trame del Pedocin e il respiro circense delle Clanfe, Trieste sa fare ancora notizia.
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IL PREMIO SPECIALE
Il tuffo “fotonico” che cambia il mondo
Viene dal futuro il tuffo “fotonico”, proposto dagli atleti del gruppo WLF. La tecnica impiegata consiste nel lanciarsi in acqua assumendo la posizione della clanfa, ma solo dopo aver abbassato il costume sulla parte posteriore, lasciando scoperte parti fisiche non abbronzate nonostante l’assolata estate in corso. Secondo i tuffatori tale gesto atletico cambierà l’avvenire. E da questa dimensione temporale provengono le pagine del Piccolo che hanno letto un attimo prima del lancio: alcune personalità note a Trieste faranno scelte importanti quanto disdicevoli. Mauro Vascotto, speaker della manifestazione, modificherà drasticamente la sua posizione politica arrivando a dichiarare: «Il tuffo fotonico mi ha cambiato. Adesso odio le persone e adoro i soldi». Ma sicuramente ben peggio di ciò, Diego Manna diventerà friulano per adozione e sfidando i campanilismi scriverà a suo rischio e pericolo il manuale friulano “Parla come mandi”. (m.cla.)
Spritz a litri e cibo di ogni tipo per i giudici
Litri di spritz, birra, vino e poi tramezzini, altri stuzzichini salati e pure melanzane impanate direttamente recapitate da casa all’Ausonia. La giuria è stata simpaticamente corrotta come ogni anno dai concorrenti a colpi di “donazioni” enogastronomiche, per accaparrarsi qualche voto in più. E i giurati hanno indubbiamente gradito. Quest’anno a valutare le clanfe sono stati Daniele Cavaliero, Cristina Cecchini, Alberto Krebel, Diego Manna e Andrea Pecile, giudice artistico Chiara Gily, soddisfatti nel complesso della tecnica dimostrata da tutti i partecipanti, oltre ai tanti travestimenti e gadget abbinati. «E i ga schizzà tanto» ha precisato Andrea Pecile, da sempre in veste di giurato, ma anche di esperto di clanfe e insegnante, con tanto di video online dove mostra come il requisito per una clanfa di buona qualità sia proprio quello di sollevare quanta più acqua possibile. Grande entusiasmo anche per la napoletana Chiara Gily, chiamata a giudicare il “morbin” delle persone. «Ci vorrebbe una manifestazione così anche a Napoli – ha commentato – dove la clanfa è “il tuffo a cufaniello”». Alla fine della giornata è stata proprio la giuria a concludere la gara di tuffi con una clanfa, uno dopo l’altro, ovviamente dal trampolino.
(m.brus.)
I PARTECIPANTI
Da Muja a Mofalcon il mondo all’Ausonia
di Lilli Goriup
Da Muja alla Bisiacaria, passando per l’Iraq: il “morbin” ha contagiato il mondo, travalicando i confini di Trieste. E c’è stato chi ha dichiarato: «Ho fatto il bagno al di qua del Rio Ospo per la prima volta a 41 anni». L’occasione? L’Olimpiade delle clanfe, ovviamente. Sui 200 iscritti di quest’anno 10 provenivano dai Comuni limitrofi della ex provincia di Trieste e 28 dal resto del mondo. Davide Bastianella, “nagana” non nuova al Piccolo, ha detto: «Grazie a Mauro Vascotto ho fatto il bagno per la prima volta oltre il Rio Ospo, l’anno scorso, all’età di 41 anni e mezzo. Sapete com’è, per un “mujesan” oltre il Rio Ospo non c’è niente». Luciano e Giovanni Mazzoli, padre e figlio, sono invece originari di Monfalcone: «Un meraviglioso shock culturale», così hanno definito l’Olimpiade. «Superata Sistiana, talvolta la landa bisiaca sembra addormentarsi. E invece il “morbin” dovrebbe prendere piede ovunque».
Il rione di San Giacomo ha fornito il maggior numero di leve; il primato del minor numero è stato conteso, a pari merito, da una serie di località che vanno da Melara alla Cina. Ben 19 i sangiacomini che hanno partecipato alla competizione, e le cose non sarebbero potute andare diversamente: il quartiere più colorato e popolare di Trieste è sempre pronto a dar battaglia. Sul podio in quanto a numero di partecipanti anche Campanelle, con 13 tuffatori, e Guardiella e San Vito, che si sono divisi un terzo posto con 11 gareggianti a testa. Le nazioni elencate di seguito hanno dato i natali a un unico concorrente ciascuna: rispettivamente la Cina, el Friûl, Gretta, l’Iraq, Longera, Melara, Ponziana, Prosecco e infine la perfida Albione facente capo a Londra. L’elenco completo dei partecipanti “International” è consultabile al sito www.spiz.it (purtroppo scritto www.spitz.it n.d.w.).
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IL RE E LA REGINA DEL 2017
La tredicenne vincitrice fa tuffi a livello agonistico, ma fa anche teatro e canto. Di Luciano, invece, con la sua clanfata ha vinto anche con i WLF
Giulia, la ragazzina prodigio
Stefano, una “bomba” da manuale
di Chiara Gily
Se anche solo un anno fa avessero detto a una napoletana a Trieste che avrebbe partecipato in qualità di giurata a una gara di tuffi all’insegna del morbìn, di sicuro si sarebbe fatta una grande risata. Di quelle che poi, nella realtà, si è fatta tra spritz (rigorosamente bianco, perché se è “sporcato” con l’aperol, non vale), tramezzini e melanzane impanate che venivano offerti dai partecipanti in maniera palese, scanzonata e divertente per corrompere la giuria, armata di palette e in divisa con polo bianca e pantaloncini rossi. Immersa in cotanta allegria, ho pensato subito se, una manifestazione del genere, si fosse tenuta a Napoli. Ad eccezione del dialetto così differente, mi sono detta che non sarebbe cambiato nulla. Un’Olimpiade dei tuffi “a cufaniello” sarebbe da proporre al sindaco De Magistris, magari con una bella insegna grande e la scritta “gemellata con le Clanfe Triestine”.
Le differenze e i pregiudizi eliminati in un secondo da schizzi, scenette e costumi improbabili e, soprattutto, la stessa sana voglia di divertirsi dei napoletani e dei triestini. Tra i duecento iscritti alla competizione ho visto di tutto. E tutto è stato armonioso. Nessuna nota stonata o episodi fuori posto. Alle 18.30 sono stati dichiarati i vincitori delle varie categorie che hanno portato a casa i ricchi doni offerti dagli sponsor della gara.
Solo alla fine, loro. Quelli che tutti aspettavano: i vincitori assoluti, la regina e il re delle clanfe 2017. A soli tredici anni, Giulia Zerjal è salita sul podio e non potuto fare a meno di avvicinarmi, farle i complimenti e conoscere un po’ di più questa ragazza dagli occhioni verdi e il sorriso che conquista.
«Non mi tuffo solo in estate, con gli amici, lo faccio anche a livello agonistico, da tre anni. Frequento la scuola Francesco Rismondo, a Melara, e faccio anche teatro e canto».
Non ho fatto in tempo a riprendermi da così tanto talento che hanno proclamato il Re delle Clanfe, Stefano Di Luciano, che, però, non è potuto prendersi applausi e premio dato che era già andato via. Per par condicio, mi sono rivolta ai suoi compagni di Clanfe, che hanno gareggiato con Stefano nel gruppo dei Wlf, esibendosi con il tuffo Fotonici. Alla mia domanda “Allora, che ne pensate della vittoria del vostro amico, siete felici per lui?” la risposta è stata «È il più piccolo del gruppo, ma soprattutto… è l’unico di noi che si è tuffato a bomba!».
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LA CURIOSITÀ
Lo spettacolo dell’Olimpiade in una pellicola d’animazione
Tra i tanti occhi umani e digitali ad assistere all’olimpiade delle clanfe, ci sono anche quelli volanti della “Nuvola Olga”, soggetto del futuro cartone animato ideato da Carmelo Settembrino con le immagini di Nicoletta Costa. Infatti, appesa ad un cavo che va da un capo all’altro della piscinetta dell’Ausonia corre la telecamera dei cugini Peter e Sandi della “video Kleva”, più il supporto a terra di David con la sua macchina fotografica. Cristina, che si occuperà del montaggio, spiega l’idea dietro al cartone animato: «Questa nuvola di nome Olga viaggerà per il Friuli Venezia Giulia e sarà uno strumento per raccontare alcune leggende che riguardano il territorio, come quella sull’origine della Bora. Quindi sarà un modo sia per istruire, sia per divertire. Oggi (ieri, ndr) facciamo alcune riprese che poi verranno sovrapposte al vero e proprio cartone. Più avanti gireremo anche ad Opicina e Miramare». Ciò che impressiona è che sono rimasti sotto il sole cocente per un paio d’ore e nel montaggio finale verrà mantenuto sì e no un minuto delle riprese totali, ovviamente le più belle. Al duecentesimo tuffo ripreso, Peter e Sandi smontano tutta l’attrezzatura e così commentano la prima Olimpiade che abbiano mai visto: «È una cosa micidiale! Interessanti i triestini, sono davvero dei matti e hanno delle belle idee!».
(s.mod.)
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