4ª Olimpiade dele Clanfe 2011 - Rassegna Stampa - STAMPA
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La 4ª Olimpiade dele Clanfe sulla Stampa...

...buona lettura...


Dal PRIMORSKI DNEVNIK di domenica 17 luglio 2011

2011 07 17 olimpiade clanfe 04 primorski dnevnik

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Da "IL PICCOLO" di Trieste di sabato 23 luglio 2011

C'è da dire che il quotidiano di Trieste ha cambiato "metodo", oltre che styling, e manifestazioni come l'Olimpiade dele Clanfe le inserisce esclusivamente in Agenda e nelle immediate vicinanze della data dell'evento. Durante gli anni passati ha potuto dedicare molto più spazio a queste iniziative che vedono la partecipazione sentita e massiccia della cittadinanza in quanto popolari, trasversali, apolitiche, apartitiche, e in cui la gente si riconosce, perchè ne è anima e cuore, perchè al suo interno riconosce le proprie radici, le proprie emozioni, i propri ricordi. C'è da aggiungere che solo raramente il quotidiano intervista gli organizzatori, e che prende spunto, frequentemente in maniera "distratta", dal sito ufficiale della manifestazione che peraltro si dimentica di citare nell'articolo. Con un po' di "quel che se ciama" avrebbero fatto una figura migliore e avrebbero aiutato maggiormente la diffusione dell'evento. Ma non si può volere tutto e, in ultima analisi, la perfezione non è di questo mondo... andrà bene lo stesso.

2011 07 23 olimpiade clanfe 04 il piccolo WEBAusonia, le clanfe celebrano la loro Olimpiade

Sabato prossimo allo stabilimento balneare terrà banco la popolarissima gara di tuffi alla triestina

I più attesi sono i “Vanzadori” fra gli uomini e le “Vece marantighe” fra le donne. Ma ci sarà sicuramente spazio e gloria anche per tutte le altre categorie: Fioi, Pice, Mulete, Muleti, Mule, Muli, Babe, Muloni, Vece Bobe, Burloni, Smargiassi, Nagàne, Legére, Bobe. Tutto è pronto per la “Quarta Olimpiade dele Clanfe”, in programma sabato prossimo, dalle 15 in poi, nella piscina dello stabilimento balneare Ausonia di riva Traiana 1, già teatro, gli scorsi anni, delle esibizioni di tuffi di questo particolare tipo. Il tuffo a clanfa, comunemente noto semplicemente come clanfa, specialità tipicamente triestina, che ha divertito generazioni di “muloni” in tutti gli stabilimenti balneari della città, prende il suo nome dalla postura del tuffatore al momento dell'ingresso in acqua. In dialetto, clanfa significa rampino, graffa o ferro di cavallo e i triestini l'hanno ereditato dal termine «klampfe», che deriva dal dialetto bavarese. Si esegue staccando dalla terraferma fronte all'acqua, durante il volo si assume una posizione "ovoidale", come afferma Andrea Pecile, esperto del settore, nel suo corso di tuffi a clanfa, (www.andreapecile.it), tale da permettere di raggiungere l'acqua in posizione orizzontale, con gambe e braccia tese, proprio a disegnare un immaginario ferro di cavallo. Appena entrato in acqua, con un movimento ci si apre sotto il pelo dell'acqua, in maniera da aumentare il più possibile la superficie dell'acqua spostata che, richiudendosi dietro la schiena del tuffatore, permette allo schizzo di esplodere verso il cielo. Proprio per questa sua caratteristica, il tuffo a clanfa è stato utilizzato da generazioni di giovani triestini per far arrivare gli schizzi fino alle signore e signorine sistemate nei pressi a prendere il sole. Un modo come un altro per divertire e divertirsi e, in qualche caso, di attaccare bottone. C’è chi afferma che sono nati matrimoni dopo una clanfa ben eseguita. Come altri tuffi triestini, la clanfa ha molte tipologie e varianti, più o meno signorili: si va dalla semplice alla caminada (durante il volo si cammina nell'aria), alla bianca balena (durante il volo ci si abbassa il retro del costume per fornire prove inconfutabili sul grado di abbronzatura raggiunto). C’è poi la claps (durante il volo si battono le mani... almeno davanti e dietro al corpo meglio se anche tra le gambe destra e sinistra). Immancabile è la domanda di rito da porre una volta riemersi: “gò schizà?", rivolti agli spettatori sulla terraferma.

Ugo Salvini

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Da "Il Piccolo" di Trieste di domenica 31 luglio 2011

2011 07 31 olimpiade clanfe 04 il piccolo header WEB

Clanfe, anche “Silvio e Ruby”

Ben 160 iscritti e numeri da cabaret durante i tuffi. Concorrenti giunti perfino da Roma

di Ugo Salvini

2011 07 30 olimpiade clanfe 04 il piccolo andrea lasorte 01La fama internazionale dei “clavadistas” di Acapulco, i tuffatori che si buttano da 35 metri in un'insenatura larga pochi metri e profonda ancora meno, non la potranno raggiungere mai. Ma il “morbìn” dimostrato ieri all’Ausonia dai quasi 160 iscritti (record assoluto di presenze) alla quarta Olimpiade delle “clanfe” è qualcosa di originale e unico. Il pubblico, che ha atteso con ottimismo poi premiato che il sole uscisse dalle nuvole per inondare di luce la bandiera di questa speciale Olimpiade, ha trovato riscontro nella fantasia e nella creatività di “vece marantighe”, “bobe”, “vanzadori”, che si sono alternati nei tuffi. Alcuni concorrenti hanno organizzato autentiche scenografie da consumare nei pochi secondi da vivere in aria, dopo lo stacco e prima dell’entrata in acqua. Fra i più applauditi Gigi e Armando, che in futuro diventeranno genero e suocero, uno di 60 e l’altro di 31 anni, che hanno dato vita a un vero e proprio sketch intitolato "Silvio e Ruby": prima di “clanfare” in acqua, Silvio è riuscito a consegnare a Ruby una borsa di studio “per un futuro migliore”.

Grande successo anche per il coloratissimo gruppo di hawaiani, che si sono tuffati tutti contemporaneamente: fra loro nonno “Toio” Muiesan (sì proprio lui, il centravanti della Triestina di qualche tempo fa) e il nipotino Gabriel che, con i suoi cinque anni, è stato il più giovane in gara. Apprezzato anche “Mister crocodile dundee” che, con tanto di coltello fra i denti, si è scagliato dall’alto su un materasso galleggiante a forma di coccodrillo. Gli organizzatori hanno salutato con soddisfazione anche la presenza di un tuffatore rumeno, uno ucraino, l’ultimo in ordine di tempo a iscriversi, due soli minuti prima della chiusura delle liste, di un gruppo di friulani, un altro di pordenonesi.

«Abbiamo avuto, per il secondo anno consecutivo – ha sottolineato Manuela, tuttofare del gruppo ‘Spiz’, club ideatore e organizzatore delle Olimpiadi delle clanfe – la presenza di una famiglia di Roma, i cui componenti vengono a Trieste proprio per partecipare a questa competizione». Anche il sindaco, Roberto Cosolini, ha voluto assistere alle evoluzioni dei “clanfadori”, ma la speranza di vederlo tuffarsi è durato pochi istanti. Cosolini ha cortesemente declinato. Quest'anno la manifestazione ha avuto anche un suo inno ufficiale, composto da “Maxino”, musicista triestino specializzato in parodie dialettali di motivi molto noti, che lo ha intitolato "Tira tira una clanfa". Il video, proposto su facebook, conta già migliaia di visitatori.

«Una novità assoluta di quest’anno – ha precisato Manuela – è stata l’introduzione della categoria ‘Ufo’, nella quale hanno potuto fare ingresso solo coloro che hanno superato un coefficiente molto elevato di difficoltà». La giuria era chiamata a giudicare quattro componenti: l’estetica del tuffo, il volume dello schizzo, il coefficiente di difficoltà, la composizione artistica. Oltre a lottare per il primo posto nelle classifiche delle varie categorie, i “clanfadori” hanno gareggiato anche per i titoli di “Re e Regina delle clanfe”.

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Da "Il Riformista" di domenica 31 luglio 2011

2011 07 31 olimpiade clanfe 04 il riformista WEBL’Olimpiade delle clanfe
Il tuffo che salverà Trieste

ADRIATICO AGITATO. È molto più di una (quasi) panciata. È un gesto che spiega lo spirito della città. Dissacrando le paranoie leghiste sull'identità.

DI ANDREA LUCHETTA

Davvero basta un tuffo a spiegare una città? No, certo che no. Anche se a guardare con attenzione al lungomare di Trieste un piccolo dubbio potrebbe insinuarsi.
Decine di ragazzi, ogni giorno d’estate, si lanciano da moli e trampolini con tutta l’aria di cercare una panciata. Respiro, stacco e corpo offerto in posizione parallela al mare. Poi, un istante prima del disastro,gli impavidi si chiudono a riccio e salutano l’ingresso in acqua con un poderoso colpo di bacino. Il risultato è una fontana di schizzi, destinata a colpire i vecchi distesi al sole e le “mule” - le ragazze - che fingono disinteresse per un rituale amoroso le cui origini si perdono nel mito. È la clanfa, il tuffo che sta a Trieste come il jogging a New York.
La clanfa - letteralmente “ferro di cavallo” - è una questione filosofica, mica atletica. Più che un tuffo nel mare, è un’immersione nella triestinità. E allora anche un elemento così improbabile si trasforma in un prisma, una lente attraverso cui indovinare il profilo di una città enigmatica per i suoi stessi abitanti.
Parlare di clanfe significa parlare di identità. Discorso dissacrante e poco plausibile, viste le premesse, ma pur sempre spinoso.
Osservatorio privilegiato, manco a dirlo, l’Olimpiade delle clanfe che lo stabilimento Ausonia ospita da quattro anni, a un passo dall’imbarco dei traghetti turchi. Fra i 200 partecipanti dell’edizione 2011 c’è chi è venuto da Roma, Milano, Napoli. Alcuni temerari si sono presentati da Udine, che nell'immaginario giuliano si colloca giusto un passo dietro a bin Laden quanto a malvagità.
Andrea Pecile è l’uomo che nel 2005 decise i Giochi del Mediterraneo con un canestro da tre punti, strappando l’oro dalle mani dei giocatori greci a fil di sirena. La prossima stagione giocherà a Jesi, e la vicinanza al mare faciliterà la sua opera di diffusione del Verbo clanfesco. «In testa ho un mito. È un signore di 55 anni che la scorsa estate stava ascoltando la radio mentre pranzava con la moglie. A un certo punto il dj ha ricordato che era in corso l’Olimpiade. Lui s’è alzato, ha biascicato qualcosa del genere “non possono far clanfe senza di me” e ha lasciato la moglie su due piedi per presentarsi all'Ausonia. Giuro che è successo. Questo è il “morbin” triestino», un concetto intraducibile a cavallo fra brio, umorismo e inventiva.
Patrick Karlsen, poco più di trent'anni, è stato appena eletto consigliere comunale dopo una campagna condotta su YouTube a furia di “morbin”, fra uno sketch e un discorso impegnato. «La triestinità esiste, certo, e il suo nucleo ruota intorno al porto. È l’ironia, il distacco, l’apertura mentale che ci vengono dal mare. Senza le navi saremmo rimasti un borgo asfittico». Non che negli ultimi decenni in città si sia respirata un’aria purissima. «Esiste uno scollamento fra la Trieste di oggi e la sua identità. È una città pigra, vecchia, in cui il problema demografico rappresenta ilnodo decisivo. Spetta alle persone sotto i 40 anni tentare di rianimarla» prosegue Karlsen. «Le vecchie generazioni sono imprigionate nelle gabbie mentali del passato», che da queste parti significano ancora e soprattutto cortina di ferro, Tito, foibe, Ventennio. «Quelli che hanno in mano la città sono cresciuti all'ombra dell’assistenzialismo, hanno goduto di una contingenza fortunata. Ma oggi non ci sono più gli jugoslavi in fila per comprare i nostri jeans. Bisogna inventarsi qualcos'altro». Ben venga, allora, l’Olimpiade delle clanfe: «È un segno di vitalità, un’opera di riscoperta: il simbolo di una città che vuole continuare a vivere».
Volendo proprio sprofondare nel ridicolo, potremmo dire che la manifestazione dell’Ausonia rappresenta la parodia dell’opera di costruzione dell’identità di un “popolo”. Perché mette al centro dell’essere triestini un “mito” - la clanfa - tanto improbabile quanto evocativo di valori ben precisi.
L’Olimpiade dell’Ausonia dissacra il fanatismo dell’appartenenza. È la miglior risposta possibile ai “Templari della Val Brembana” che Bossi ha portato sul palco di Pontida per assistere al giuramento dei sindaci padani, fra squilli di tromba e spezzoni di Braveheart.
L’identità triestina celebrata dalle clanfe - per quanto in modo paradossale - non si rifà ad alcun panorama claustrofobico. Niente razza Piave o battaglie di Kosovo Polje, ma valori universali e pacifici come l’autoironia. Una sorta di localismo cosmopolita. Naturale, per chi ha il mare come orizzonte. Un dato di fatto combattuto dai Signori del clientelismo prosperati nella Trieste declinante del dopoguerra che hanno coltivato un’identità da sagra di periferia e orchestra del liscio.
Essere triestini, secondo la declinazione della clanfa, non richiede affatto di essere nati all'ombra di San Giusto. Come ha dimostrato l’anno scorso un ragazzo friulano, che si è tuffato dal trampolino dell’Ausonia avvolto in una bandiera dell’Udinese. Impossibile essere più triestini di lui in quel momento. Con buona pace delle rispettive curve ultrà, i cui scontri negli Anni ’80 sono costati la vita a Stefano Furlan, un ragazzo triestino - ironia del cognome - ucciso dalla polizia nel marasma di un derby.
Sia chiaro, l’Olimpiade è tutto fuorché un’operazione ideologica. «Volevamo divertirci. Mangiare, bere e vedere chi schizzava di più» sintetizzano gli organizzatori. È la filosofia di “Viva l’A. e po’ bon” (più o meno traducibile in “Viva l’Austria e va bene così”), vero inno della città: «Che la vadi ben, che la vadi mal, sempre allegri mai passion, viva l’A. e po’ bon».
E però forse non è un caso se il “morbin” triestino è tornato a colpire in questi anni.
Roberto Cosolini è il primo sindaco di Trieste ad aver militato nel Pc. Ha vinto le elezioni della scorsa primavera, complici anche le fratture di una destra assorbita dalle sue guerre clientelari. Un passaggio storico per una città che - tolta l’eccezione Illy - ha sempre votato conservatore. «Andrò all'Olimpiade, questo è sicuro» ci racconta due giorni prima della competizione. «Ma non chiedetemi di tuffarmi. Ci ho provato questa settimana, ho rinunciato dopo due tentativi disastrosi».
«Farà meglio a venire, altrimenti sarà la prima promessa elettorale non mantenuta » scherza Diego Manna, etologo e massimo teorico vivente della clanfa. Manna, subito dopo le elezioni, ha pubblicato Il libretto rosso di Cosolini, un volumetto in cui ha raccolto le migliori battute originate dalle accuse del Pdl durante l’ultima campagna, sul genere “Se vince Pisapia…”. Caratteri che scimmiottano il cirillico e copertina in stile Minculpop, il libro è un perfetto esempio di “morbin”.
«La Red Bull quest’anno sponsorizza l’Olimpiade» dice Diego. «Regalerà ai vincitori un biglietto per il Moto Gp di San Marino». «Fra di noi ci siamo promessi che - se mai si dovesse presentare la possibilità - non accetteremmo di snaturare la manifestazione. Impensabile che un giorno si possa chiamare “Olimpiade delle clanfe Nike” o qualcosa del genere. Vogliamo che rimanga una festa popolare, che parta dal basso» ride sornione, avendo compreso benissimo il senso dell’intervista.
L’ultima parola spetta al maestro Pecile, ambasciatore e filosofo del movimento: «La clanfa può attecchire ovunque. Ho ricevuto dei video di emuli dalla Sardegna e dalla Sicilia. Se ci concentriamo sul lavoro indoor, sono pronto a scommettere che la prossima conquista sarà Milano».

ANDREA LUCHETTA. Clanfador di infimo livello. Lavora al “Riformista”, sezione Esteri, e collabora con l’inserto della “Gazzetta dello Sport” sul calcio nel mondo.

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Da "IL PICCOLO" di Trieste di lunedì 1 agosto 2011

2011 08 01 olimpiade clanfe 04 il piccolo WEBOlimpiadi all’Ausonia

Ecco il Re della clanfa

Un autentico happening della triestinità. A metà strada fra la festa paesana in costume da bagno e un Carnevale fuori stagione, l’Olimpiade delle clanfe, manifestazione all’Ausonia la folla delle grandi occasioni, è stata un’esplosione di fantasia e di creatività, tipiche del “viva là e po’ bon”. Dai più piccoli della categoria “muleti e mulete” alle “vece marantighe” e ai “vanzadori”, tutti hanno dimostrato ottime doti di improvvisatori, inventando situazioni da bruciare nei pochi secondi dallo stacco dal trampolino allo schiaffo da dare all’acqua. Questa quarta edizione ha visto il record di partecipanti, ben 156. La giuria ha redatto le classifiche, laureando Re e Regina delle “clanfe” Virginia Esposito e Cristian Ricciardi, entrambi della categoria “Ufo”. E non poteva mancare il premio per il tuffo peggiore, la “Clanfa de legno”, andata a Denis Filanti. Questi i vincitori delle varie categorie: Giovanni Volpe (Ufo), Sonia Bagordo (mulete/muleti), Mauro Rinaldi (vece bobe/vece marantighe), Matteo Muiesan (muloni/babe), Filippo Spada (fioi/pice), quest’ultimo con la clanfa milanista. Premi speciali anche per i più piccoli, Alice Fonda e Gabriel Muiesan, entrambi di 5 anni, e per i più stagionati: Walter Sbisà, di 65 anni, che ha proposto ovviamente una “clanfa anni ‘50” e la splendida “mula de una volta” Renata Zecchin. Gli organizzatori hanno promesso novità per il 2012.

Ugo Salvini

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