Da "IL PICCOLO" di Trieste di sabato 23 luglio 2011
C'è da dire che il quotidiano di Trieste ha cambiato "metodo", oltre che styling, e manifestazioni come l'Olimpiade dele Clanfe le inserisce esclusivamente in Agenda e nelle immediate vicinanze della data dell'evento. Durante gli anni passati ha potuto dedicare molto più spazio a queste iniziative che vedono la partecipazione sentita e massiccia della cittadinanza in quanto popolari, trasversali, apolitiche, apartitiche, e in cui la gente si riconosce, perchè ne è anima e cuore, perchè al suo interno riconosce le proprie radici, le proprie emozioni, i propri ricordi. C'è da aggiungere che solo raramente il quotidiano intervista gli organizzatori, e che prende spunto, frequentemente in maniera "distratta", dal sito ufficiale della manifestazione che peraltro si dimentica di citare nell'articolo. Con un po' di "quel che se ciama" avrebbero fatto una figura migliore e avrebbero aiutato maggiormente la diffusione dell'evento. Ma non si può volere tutto e, in ultima analisi, la perfezione non è di questo mondo... andrà bene lo stesso.
Ausonia, le clanfe celebrano la loro Olimpiade
Sabato prossimo allo stabilimento balneare terrà banco la popolarissima gara di tuffi alla triestina
I più attesi sono i “Vanzadori” fra gli uomini e le “Vece marantighe” fra le donne. Ma ci sarà sicuramente spazio e gloria anche per tutte le altre categorie: Fioi, Pice, Mulete, Muleti, Mule, Muli, Babe, Muloni, Vece Bobe, Burloni, Smargiassi, Nagàne, Legére, Bobe. Tutto è pronto per la “Quarta Olimpiade dele Clanfe”, in programma sabato prossimo, dalle 15 in poi, nella piscina dello stabilimento balneare Ausonia di riva Traiana 1, già teatro, gli scorsi anni, delle esibizioni di tuffi di questo particolare tipo. Il tuffo a clanfa, comunemente noto semplicemente come clanfa, specialità tipicamente triestina, che ha divertito generazioni di “muloni” in tutti gli stabilimenti balneari della città, prende il suo nome dalla postura del tuffatore al momento dell'ingresso in acqua. In dialetto, clanfa significa rampino, graffa o ferro di cavallo e i triestini l'hanno ereditato dal termine «klampfe», che deriva dal dialetto bavarese. Si esegue staccando dalla terraferma fronte all'acqua, durante il volo si assume una posizione "ovoidale", come afferma Andrea Pecile, esperto del settore, nel suo corso di tuffi a clanfa, (www.andreapecile.it), tale da permettere di raggiungere l'acqua in posizione orizzontale, con gambe e braccia tese, proprio a disegnare un immaginario ferro di cavallo. Appena entrato in acqua, con un movimento ci si apre sotto il pelo dell'acqua, in maniera da aumentare il più possibile la superficie dell'acqua spostata che, richiudendosi dietro la schiena del tuffatore, permette allo schizzo di esplodere verso il cielo. Proprio per questa sua caratteristica, il tuffo a clanfa è stato utilizzato da generazioni di giovani triestini per far arrivare gli schizzi fino alle signore e signorine sistemate nei pressi a prendere il sole. Un modo come un altro per divertire e divertirsi e, in qualche caso, di attaccare bottone. C’è chi afferma che sono nati matrimoni dopo una clanfa ben eseguita. Come altri tuffi triestini, la clanfa ha molte tipologie e varianti, più o meno signorili: si va dalla semplice alla caminada (durante il volo si cammina nell'aria), alla bianca balena (durante il volo ci si abbassa il retro del costume per fornire prove inconfutabili sul grado di abbronzatura raggiunto). C’è poi la claps (durante il volo si battono le mani... almeno davanti e dietro al corpo meglio se anche tra le gambe destra e sinistra). Immancabile è la domanda di rito da porre una volta riemersi: “gò schizà?", rivolti agli spettatori sulla terraferma.
Ugo Salvini
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