Park Hotel Obelisco, via Nazionale n°1, località Opicina, Trieste, Italia
[latitudine 45°40’47.36” - longitudine 13°46’54.37”]
Superficie complessiva
61.918 m² [1]
Albergo e altri edifici esistenti
8.415 m³ [1]
Area per impianti sportivi
5.820 m² [1]
Area verde e parcheggi
26.168 m² [1]
Volume edificabile
20.857 m³ [2]
Valore (base vendita senza incanto)
[1] 4.573.000 €
[7] 1.125.000 €
assegnato ma poi superato da altra offerta
[8] 1.765.500 €
assegnato
[1] Fonte: Tribunale di Milano - Fallimento Gladstone S.p.A. - R.G. 127/2010
[2] Il complesso immobiliare del Park Hotel Obelisco era oggetto di una convenzione con il Comune di Trieste, scaduta nel 2011, che consentiva un maggior volume edificabile.
[3] Viste le pessime condizioni della struttura, agli edifici è stato attribuito un valore di mercato di 320 euro al metro quadrato, 40 euro per quelli che ospitano gli impianti sportivi, 11 euro per l’area destinata a parcheggio e 65 euro per i metri quadrati edificabili.
Ufficialmente, nel 1830 in occasione dell'inaugurazione del nuovo collegamento tra Trieste e l'Austria (Strada Nuova per Opicina), viene eretto un obelisco in onore dell'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Committente è il Corpo Mercantile di Trieste e la posizione viene scelta strategicamente sul limite del ciglione carsico che domina la città di Trieste e il suo mare che tanta ricchezza ha portato alla città.
In realtà le cose andarono un po' diversamente. L'obelisco, progettato da Biagio Valle, studente di architettura figlio di Valentino Valle, fu commissionato nel 1834 e avrebbe dovuto esser consegnato durante la visita a Trieste dell'imperatore Ferdinando I prevista il 22 ottobre 1838. In realtà incertezze sul luogo del posizionamento, la rottura del carro che lo trasportò dalla cava Zagorsko di Monrupino, e ancora problemi al verricello usato per erigerlo fecero slittare la data di consegna. Persino la prevista visita dell'Imperatore a Trieste non avvenne, e quindi l'obelisco fu completato appena il 30 marzo 1839, e non ci fu nessuna cerimonia ufficiale.
Il 9 settembre 1902 alle 9 e 10 viene inaugurata la linea tranviaria Trieste-Opicina che sbuca sull'altipiano carsico proprio all'altezza dell'Obelisco.
È un'epoca in cui la stragrande maggioranza dell'umanità si muove ancora a cavallo, e la città di Trieste non si è ancora espansa così tanto verso il Carso, per cui Opicina le è ancora distante e divisa da un enorme territorio tutto in salita e ricco di boschi.
Così come per la città di Trieste, gli anni che seguono l’inaugurazione del tram, vedono una grande trasformazione del tranquillo borgo rurale di Opicina, che fino ad allora, come tutto l’altipiano carsico, aveva vissuto prevalentemente di agricoltura. Si costruiscono alberghi e ristoranti, tra cui appunto l'Albergo Obelisco.
Nato come stazione per il cambio dei cavalli del servizio postale e per far riposare una notte il postiere, viene in seguito ampliato ed elevato a rango di albergo e in breve diventa un lussuoso luogo dove la classe più agiata triestina trascorre le vacanze estive lontano dall'afa della città. Seguirono anni di sfarzo e vitalità per l'albergo che raggiunsero il loro apice negli anni '70 del XX secolo quando venne costruita la piscina con il bar e i campi da tennis; opera progettata dall'allora giovane architetto e designer milanese Gae Aulenti. Poi negli anni '80 incominciò un lento ma inesorabile declino. Ci fu un ultimo tentativo di rilancio con il business dei congressi, ma senza successo. E l'Hotel venne abbandonato a sé stesso.
Ora è un enorme struttura completamente sepolta, oltre che dalla vegetazione, da cumuli inestricabili di incartamenti, fallimenti, l'ultimo del 2010, debiti e atti processuali. Una triste e ingloriosa fine!
Nel suo parco abbandonato all'incuria ci sono 3 campi da tennis e una piscina, accanto ai quali sorgono potenziali percorsi naturalistici e storico-culturali.
Riprendere possesso di questo luogo, oltre che moralmente auspicabile, costituirebbe un impulso alla rinascita di una città "un po' troppo addormentata" che di strutture lasciate andare come l'Obelisco è stracolma.
Recuperare e restituire alla collettività il luogo che nel 1882, come recitava una targa all'ingresso principale, vide sir Richard Francis Burton tradurre per la prima volta “Le mille e una notte” dall'arabo all'inglese (ma forse anche parte del Kamasutra), rappresenterebbe un segnale culturale di tolleranza e accettazione. Un passo in più per la civile convivenza tra culture.
Portare la cittadinanza sull'altipiano lungo Scala Santa, mostrare loro che "si può fare!", dare segnali di cambiamento, di ottimismo, di speranza per il futuro è la missione nascosta, ma nemmeno tanto, che SPIZ Associazione di Promozione Sociale persegue organizzando la "
Rampigada Santa".
Ecco com'era ieri e com'è oggi il parco...