Andrea Pecile, socio SPIZ n°10, è la mente creativa di Trieste Tropics. Ecco come egli stesso descrive questa sua nuova avventura: "Il progetto dei Trieste Tropics è quello di creare una versione moderna di quello che erano una volta i vari ricreatori che da bimbo ho frequentato, cercando di riproporre nella quotidianità della vita dei ragazzi certi valori e certe esperienze che ci son sempre stati ai miei tempi, quando frequentavo Villa Ara, o il Don Bosco, o il ricreatorio Stuparich a Barcola. Il discorso ovviamente sarebbe lunghissimo, e cercherò quindi di spiegare i concetti fondamentali del pensiero dei Tropics, il più sinteticamente possibile.
È chiaro che, per la mia smisurata passione per la pallacanestro, mi venga molto più semplice e naturale pensare ad un progetto in cui sia il basket il veicolo di diffusione delle mie idee, almeno per il momento, e così ho cercato di coinvolgere amici che condividono con me non solo certi valori che questa associazione si ripromette di diffondere e coltivare, ma anche lo stesso amore per questa palla a spicchi.
Le idee che ho in testa sono moltissime, ma credo che facendo un passettino dopo l’ altro, coinvolgendo le giuste persone e programmando senza fretta il percorso da compiere, non sia un’ utopia pensare di poter realizzare questo progetto.
Innanzitutto gli obbiettivi morali: personalmente credo che un’ associazione sportiva sia responsabile non solo di insegnare i fondamentali tecnici e teorici di uno sport, bensì, dell’educazione sportiva che i bimbi si porteranno avanti per tutta la vita. Inoltre, è responsabile del “reclutamento” dei bimbi, nel senso che siamo noi che dobbiamo far venire voglia ai ragazzini, aiutarli a sognare attraverso lo sport, farli venire in palestra ad allenarsi, è il numero di bambini che pratica sport che deve aumentare.
Sono stufo di assistere a spettacoli vergognosi di genitori sulle tribune che insultano arbitri, allenatori, genitori di altri bimbi, professandosi tutti allenatori e creando un ambiente malsano a livello educativo per i ragazzi, allontanandoli da valori come amicizia, rispetto per l’ avversario, divertimento, perché lo sport è un modo per socializzare, per interagire con gli altri, e pur rimanendo presente un’ ombra di sana competizione la cosa fondamentale è educarli, non creare pseudo campioni. Lo stesso discorso vale per quegli allenatori che non educano, ma pensano solo al risultato della partitella, insultando e gridando ai ragazzini, compromettendo quel legame innocente che c’è tra lo sport e il bimbo.
Io non penso che si debbano creare giocatori di basket, ma che si debbano creare sportivi, amanti dello sport, gente che lo praticherà al livello che gli sarà possibile per tutta la vita, e che lo seguirà nei palazzetti, negli stadi con la giusta educazione sportiva.
Credo che per farlo ci servano delle strutture adeguate, palestre agevoli, insegnanti ed educatori competenti, le giuste conoscenze per stimolare i ragazzini a seguire uno sport, a praticarlo e ad imparare ad amarlo nella giusta maniera, senza aspettative assurde da parte di genitori o parenti.
Nella mia testa già vedo il progetto molto più in grande, perché il mio sogno è quello di creare una società sportiva che racchiuda più sport, e più interessi (corsi di musica, una sala video con un proiettore dove i ragazzini possano vedere dvd sulle vite degli sportivi più famosi, una palestra pesi con vari corsi, un baretto/ristorantino a tema... ecc...) per creare un posto che offra ai ragazzi qualcosa di sano e moderno che sappia stimolarli, non so bene come definirlo, ma è chiaro che per questa crescita serva una base solidissima, spazi e infrastrutture adeguate, e un investimento economico importante.
Io ho vissuto 6 anni in Spagna, dove il loro entusiasmo per ogni sport è qualcosa sì di coinvolgente, ma è anche insegnato o per lo meno stimolato fin dai primi anni di scuola; Carlo Caponnetti ha lavorato e frequentato i migliori allenatori della storia dei college americani e queste nostre esperienze ci permettono di avere un’altra prospettiva su cosa ci sia da fare e come organizzare il lavoro per i ragazzi, a cominciare con il camp estivo, o i vari tornei e manifestazioni.
Per adesso abbiamo un’idea. E delle persone che sono disposte a provare a renderla reale."
SPIZ è una di queste "persone". Grazie all'esperienza maturata negli anni di organizzazione del Festival delle Diversità, e ai contatti che ne sono nati, SPIZ cura buona parte della logistica del Trieste Tropics Summer Day Camp 2011 sicura che il suo impegno, e il coinvolgimento diretto del suo socio n°10, produrrà il solito ottimo risultato.