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Segnalazione di Paolo Stanese arrivata via mail mercoledì 24 luglio 2013 alle ore 09:41

Ou, Spizzini.
Ne Il mio Carso de Scipio Slataper xe un passaggio sulla muleria che se tuffa e schizza per romperghe le bocce ai crucchi al bagno.
Meno de 10' de lettura, mi calcolo. Se volè darve un tono “culto”, mi ve proponessi de legger el toco... che oltretutto xe sai bel.
pecà che el centenario della publicazion iera nel 2012, ma insomma amen.
Viva
Paolo
 
Ehi, Spizzini.
Ne Il mio Carso di Scipio Slataper c'è un passaggio sulla gioventù triestina che si tuffa e schizza per rompere le bocce ai crucchi al mare.
Meno di 10' di lettura, io calcolo. Se volete darvi un tono “culto”, io vi proporrei di leggere il pezzo... che oltretutto è assai bello.
peccato che il centenario della pubblicazione era nel 2012, ma insomma amen.
Viva
Paolo
 
slataper scipio
Scipio Slataper nacque a Trieste il 14 luglio 1888.
È stato uno scrittore e militare italiano, irredentista, fra i più noti nella storia letteraria di Trieste.
Di ascendenze italiane e boeme, come egli stesso lasciò scritto nella sua opera principale "Il mio Carso", si trasferì a Firenze per studiare. Qui si laureò in Lettere, con una tesi su Ibsen. Tornato a Trieste, nel settembre 1913 sposò Gigetta Carniel da cui ebbe un figlio cui fu dato il nome Scipio poi arruolatosi nella Divisione Julia è disperso in Russia durante la ritirata (1942-1943).
Pur essendo stato inizialmente molto critico nei confronti delle tesi irredentiste, allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò volontario, come molti altri triestini, nel Regio Esercito Italiano raggiungendo il grado di sottotenente nel 1º Reggimento dei "Granatieri di Sardegna".
Morì al fronte il 3 dicembre 1915 combattendo sul monte Podgora (toponimo sloveno della località Piedimonte del Calvario, ora nel comune di Gorizia). Per il suo sacrificio gli fu concessa la medaglia d'argento al valor militare.

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scipio slataper il mio carso

- Scipio Slataper "Il mio Carso" pagina 15 -

"Steno, Gigetto, Toci, Oidecani, Eugenio, Vincenzo, Scarpa, Pipi op là! in acqua, in acqua! Oggi si combatte per l’onore del club «Dagli!».
Schizza il mare a ondate quando il «Dagli!» si butta a testa giù dalle palafitte. Il panciuto col cappello di paglia stinta che prima d’adagiarsi nell’acqua bagna igienicamente l’ombilico e la fronte, scappa via impaurito dal nostro tuffo. Scappan via tutti i pacifici bagnanti dalla

- Scipio Slataper "Il mio Carso" pagina 16 -

zattera, dalla corda, dal trampolino, perchè nessuno sa dove oggi il «Dagli!» ha deciso di domiciliarsi, nessuno sa che nuova invenzione porta oggi il «Dagli!» mentre si tuffa ridendo dalle palafitte.
Il mare schizza di gioia, e spuma. Chè il mare non ama il lento arranchìo asmatico dei vecchi, lo sbattacchìo affannoso degli inesperti. Ama il mare d’essere tagliato, battuto, disfatto da gambe muscolose e braccia bronzine. Ama la serena irrequietezza della gioventù, che lo penetra in tutti i sensi ridendolo, bevendolo, sprizzandolo dalla bocca in lunghi zampilli. Ama i freschi occhi spalancati in corsa tra le profondità e l’alighe.
Avanti delfinotti! Oggi si combatte per l’onore del «Dagli!». Perchè il «Dagli!» domenica scorsa, buttandosi giù a gnocco in fila ordinata dalle palafitte, spruzzò allegro le nude corpora dei conti e signori tedeschi che non lo lasciarono passare, seccati, l’angolo delle palafitte. Protestarono a terra, e il direttore minacciò d’impedire il bagno al «Dagli!». Oggi è giorno di vendetta.
Le ondate si gonfiano da Salvore per far più turbolenta la battaglia. I signori tedeschi sono in acqua e procedono ridendo ironici nei loro mustacchi. Ah, ah! ― uno ha la reticella sul labbro superiore per tener assettato il diritto mustacchio. Dagli, dagli!
― In semicerchio! Schizzo lento e stretto! Mirare gli occhi! Procedere in ordine, serrando. ― E rispondemmo al nostro capo: ― Dagli!
Codeste sono le schizzate dei tedeschi! Flosce e piatte come carnume di medusa. Ma queste del «Dagli!» van

- Scipio Slataper "Il mio Carso" pagina 17 -

dritte e elastiche come colpi di fionda. Aspra salsedine nelle pupille bionde dei tedeschi!
― Attenti! Serrare! ― Chè il nemico smaniante si butta addosso ai nostri primi e li affonda. Dagli! dagli! dagli! Giù. Sento sul collo l’unghiata di rabbia del tedesco setoloso e l’acqua che si rompe sotto il mio corpo. Tocco fondo. Due gambe mi tengono fisso quaggiù. Il mare turbina. M’accuccio, agguanto una gamba, e giù te, porco! ― Viva il Dagli! Da’!
Giù. Su. Dagli, dagli!
― Al largo! ― Steno è sparito dopo aver gridato l’ordine. Noi sappiamo perchè. D’improvviso uno dopo l’altro i tedeschi rapidissimamente piombano in fondo, tirati da qualche polipo mostruoso. ― È Steno! Viva Steno! Dagli!
Ora li massacriamo. Metri d’acqua si rovesciano sulle bocche affannose. Gli occhi biondi non vedono più. Si voltano e fuggono. E ora comincia il colpo della ritirata. Steno l’ha inventato, perchè il «Dagli!» non può dar quartiere prima della sponda.
Freddo, calmo, metodico colpo di ritirata! I tedeschi fuggono, ma uno per uno li stiamo dietro le spalle, e scattando nell’acqua con i piedi ci rovesciamo giù a braccia larghe intorno al loro capo. L’acqua aguzza rompe nell’orecchie, negli occhi, nella bocca, nel naso. Il tedesco respira. E sciampf! nella bocca aperta. E sciampf! negli occhi brucianti. Nelle sorde orecchie. Sciampf! Sciampf!
Viva il «Dagli!».
Chi resisteva al «Dagli!», amici d’una volta? Chi era capace di stare sott’acqua come Toci, quando il

- Scipio Slataper "Il mio Carso" pagina 18 -

barbuto Calligaricicich cercava di affogarlo con dieci, venti tocciade consecutive? ― Ed egli gli respirava in faccia: ― cih, cih, cich, ― e rispariva. Chi sapeva dar schizzata più tagliente di Vincenzo? Era come una fiatata di mostro marino la mezzaluna di mare che balzava su, sotto le sue mani a cuneo rovesciato. E Steno notava sott’acqua per un minuto, e Pipi era come un piccolo pescecane predace.
E se uno di noi cedeva nella lotta, per sette giorni doveva passare attraverso il fuoco di fila dei compagni. Perchè il «Dagli!» era una società con leggi severe, e nessuno s’arrischiava di disobbedire al nostro capo.
Ora Steno, il nostro capo, è morto. Era un professore che s’è ammazzato, nevrastenico.

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